I SEGNI DEL SERVO DI CRISTO
(Galati 6:17)
“Da ora in poi nessuno mi dia molestia perché io porto nel mio corpo le stimmate di Gesù.”
Non sono ‘stimmate’ come si ritiene nel mondo cattolico. Si tratta di segni di appartenenza, di servizio, un marchio che segna il cristiano nel suo servizio a Dio.
Nell’impero romano di allora uno schiavo che fuggiva, una volta catturato e marchiato, diventava uno “stigmatias”. Stessa radice di stigmate. Oggi si usa il termine ‘stigmatizzare’ cioè imprimere un marchio.
Per gli ebrei il segno fisico di appartenenza era la circoncisione. Per noi credenti nati di nuovo, i segni spirituali che ci contraddistinguono sono altri: Adozione, Appartenenza, Adorazione, Arrendimento, Amore.
Come allora per il servo vi erano dei segni caratteristici, così per noi oggi vi sono dei segni specifici di appartenenza a Dio. In fondo, anche noi nati di nuovo, siamo tutti servi e “schiavi” di Cristo.
I. IL SEGNO DI APPARTENENZA
A. Siamo stati redenti, riscattati, comprati a prezzo.
Portati via dal mercato degli schiavi e segnati, marcati per appartenere ad un altro padrone. Prima eravamo stati venduti schiavi al peccato, ora siamo riscattati con il prezioso sangue di Cristo. Una volta liberati occorre scegliere cosa fare della nostra vita e noi scegliamo volontariamente di servire Gesù (1 Cor 6:19-20).
B. Gesù unico Padrone e Signore (Giuda 4). “Non potete fare quel che vorreste.”
Non diamo spazio alla vecchia natura. Quando prevale lo Spirito in noi, il combattimento non è pesante: vinciamo e basta! La vecchia natura è sottomessa e schiacciata (Galati 5:25,26).
C. Il sigillo dello Spirito Santo promesso. Chi non ha lo Spirito di Cristo non gli appartiene.
Il marchio è dolce come il Suo giogo è leggero. Il marchio fa pensare a qualcosa di doloroso ma noi abbiamo ricevuto lo Spirito Santo come segno di appartenenza: è stata l’esperienza più delicata, dolce, amabile della nostra vita (Efesini 1:13,14).
- Appartenere. Dio ci ha segnati con il proprio sigillo. Gesù ha pagato il prezzo più alto per avere un popolo Suo proprio, che gli appartenga in proprio (Tito 2:14).
- Servire. Convertiti dagli idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero. (1 Tess. 1:9).
II. IL SEGNO DELLA LIBERTÀ
A. Gesù dice: tu mi hai forato l’orecchio. Un modo per indicare l’appartenenza ma anche la capacità di udire (Sal 40:6,7).
Il servo è libero di andare via, ma sceglie di restare con il padrone. Se egli dichiara: ‘io amo il mio padrone… non voglio andarmene, non voglio essere libero dal servizio che svolgo per lui…’, egli lo servirà per sempre!
Come segno gli forerà l’orecchio con una lesina. Esodo 21.
Tutto a disposizione del suo padrone:
- Tempo: usare bene il nostro tempo;
- Denaro: amministrazione fedele;
- Scopi secondo la volontà di Dio;
- Desideri in funzione di quel che è Gesù (Tito 2:13,14);
- Pensieri secondo la Parola.
Curiosità: nel linguaggio biblico, il contrario di ‘servire come schiavo’ non è “non servire” ma disubbidire.
B. Gesù dice: tu mi hai forato l’orecchio per ascoltare come ascoltano i discepoli (Isaia 50:4). Un modo per indicare la capacità di udire. L’orecchio ascolta volentieri la voce di chi ama.
‘Le mie pecore ascoltano la mia voce, mi seguono… io do loro…’ (Giovanni 10).
III. IL SEGNO DEL NOME
A. Il Nome è invocato. Quelli che invocano, portano il suo Nome si chiamano con un nuovo nome (Ger 15:16).
Importanza del nome (Atti 4:12). Ogni lingua confesserà quel nome benedetto.
Quando si passava da un padrone a un altro, il nuovo capo poteva mettere un nuovo nome o il suo proprio nome sullo schiavo (a volte quello dei suoi dei).
In Babilonia i nomi ai giovani fedeli furono cambiati: Sadrac, Mesac e Abed Nego.
Anche sulle pecore veniva posto un segno di appartenenza.
B. Il Nome di Dio è santo. Degno di rispetto.
Egli ci darà un nuovo nome per essere con Lui nella gloria. ‘Scriverò su di lui il mio nuovo nome’ (Apoc 3:12; 22:4).
Espressione ebraica che indica l’assoluto possesso (Is 44:5).
1. Condizione: morto a me stesso (Rom 6:2,11-13).
2. Attività: servo della giustizia (Rom 6:19).
3. Scopo: Gesù desidera regnare personalmente su di noi per il nostro bene (Rom 14:9).
C. il Nome che assicura un enorme privilegio. L’onore dello schiavo era nel titolo del padrone. Lo schiavo di un agricoltore aveva un suo prestigio, ma ben più grande era il prestigio di chi serviva un senatore romano o addirittura l’imperatore. Più il padrone era in una posizione elevata, più lo schiavo godeva di prestigio, perciò sugli epitaffi, sulle lapidi, sulle loro tombe molti schiavi scrivevano anche il nome e il titolo del loro padrone.
Anche noi siamo contenti di essere associati al servizio del nostro Signore, l’Altissimo, il Re eterno.
IV. IL SEGNO DELLA CASA
A. Alla porta di casa. Quando si forava l’orecchio del servo, si faceva appoggiare alla porta di casa perché il suo legame era anche con la casa.
Gesù ci invita: ‘sto alla porta e busso, se uno apre la porta, Io cenerò con lui’.
Appena apriamo a Lui riceviamo potenza per vincere le porte dell’Ades. La potenza delle chiavi dell’Evangelo (Matteo 16:18-19; Romani 1:16).
B. Il Padre mi ha dato accesso nella sua casa. Io sono diventato della famiglia, adottato come figlio (Romani 8:15,16). Sto a tavola con il Suo Figlio Gesù. A tavola con i principi.
Pensiamo a Onesimo e perché Paolo scrive la lettera a Filemone: forse per riprendere lo schiavo in casa?
V. IL SEGNO DEL PANE
A. Il Signore serve a tavola. Egli apparecchia davanti a me la mensa… dice Davide del Signore nel Salmo 23; in realtà sono io che devo apparecchiare a Lui la mensa per servirLo.
B. Il Signore si è abbassato ai miei piedi per lavarmeli: ero io che dovevo farlo (per questo ha sciolto i miei calzari, mentre io non sono degno di sciogliergli i calzari!).
Anche nel Salmo 23 si parla di acqua: ‘mi guida lungo le acque calme… mi ristora, mi conduce’ (camminiamo a piedi).
C. Il servo ungeva il capo con olio all’ospite onorato ma Simone il fariseo non lo fece e neanche i suoi servi lo fecero a Gesù.
Nel Salmo 23: ‘Tu ungi il mio capo con olio…’. In questo punto scopriamo qualcosa di particolarmente bello: il Ricco Padrone è diventato il Servo per eccellenza!
D. Il grande Pastore serve le pecore: onorato e riverito serve le pecore, provvede loro… e mette la Sua vita per le pecore (Ebrei 13:20). Quando si tocca il tema dell’umiltà, Gesù è ricordato come Sommo Pastore (1 Pietro 5:4-5).
E. La bontà del Padre. Consideriamo Luca 15.
Il figlio prodigo è lontano, ricorda: ‘quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame’. I servi potevano essere tanti, fare i mestieri più vari, avere la loro famiglia e il proprio carattere’, ma a tavola il pane non mancava loro.
Non è una bella figura della chiesa?
Il figlio prodigo torna e dice al padre: ‘non sono più degno di esser chiamato tuo figlio, trattami come uno dei tuoi servi.’ Non fa in tempo, però, a pronunciare la parte conclusiva della frase come aveva pensato di dire.
Che accoglienza gli riserva il padre? Gli dice: ‘Vattene fra gli schiavi o tra i salariati (presi a giornata), stabilisciti lì con loro perché non puoi entrare in casa mia: ti sei estraniato’?
No! Il padre riaccoglie in casa quel figlio con tanto amore.
Ho sentito la testimonianza di un fratello che affermava: ‘prima di convertirmi io escludevo Dio dalla mia vita, ma Lui non mi ha escluso e quando sono andato a Lui mi ha accettato’.
1. Nessuna relazione
L’unica e misera relazione che collegava gli schiavi al loro padrone era costituita dalla consegna del salario.
Il padre del figlio prodigo lo riaccoglie come figlio e fa un sacrificio per lui.
Anche il nostro Padre ci accoglie come figli e ha fatto un sacrificio sublime per noi: quello di Gesù Cristo, il Figlio suo.
2. Nessun diritto.
Gli schiavi non avevano nessun diritto.
Il Padre, per mezzo di Gesù, ci dà il diritto di essere chiamati figli di Dio!
3. Nessuna personalità giuridica.
Gli schiavi non avevano personalità giuridica.
Il Padre ci dona la dignità (anello) di suoi ambasciatori, re e sacerdoti (veste).
4. Nessuna proprietà.
Gli schiavi allora non avevano una proprietà personale bensì curavano la proprietà del loro padrone. Avevano vitto e alloggio ma non si arricchivano, dovevano solo amministrare le ricchezze del padrone.
Gesù ci ha arricchiti con le ricchezze della Sua grazia, della salvezza, dello Spirito Santo, della Parola di Dio. Gesù ci dona un’eredità senza macchia, indistruttibile, inalterabile: la ricchezza del cielo.
5. Nessuna cittadinanza.
Gli schiavi non avevano la cittadinanza.
Gesù ha fatto di noi cittadini del cielo, Lo aspettiamo come Salvatore (Filippesi 3:20,21).
Una volta tornato a casa, il figlio può parlare della bontà del Padre: come è stato accolto, arricchito, purificato, benedetto e saziato… e può invitare altri (se non invitiamo altri moriremo di “obesità”).
- Buono verso gli operai dell’ultima ora (Matteo 20:14-16);
- Buono verso i servi che sono in casa (Luca 17:7-10);
- Buono verso i debitori (Matteo 18:23-35). Compassione (v.27) ma anche punizione (v.34).
Provare per esperienza. La Bibbia dice: ‘gustate e vedete quanto il Signore è buono!’
- Se vi si dice che il pane fa male, dite chiaramente: non il nostro pane!
- Se vi si dice che l’acqua è avvelenata, dite che non è vero: è buona e dissetante!
- Se vi si dice che il sale è velenoso, dite che lo mangiate da anni e non siete morti!
- Se vi si dice che il miele non è dolce, dite chiaramente che lo sapete di certo: il miele è dolce e buono!
Parliamo per esperienza, con forza e trasporto del servizio al Signore e nessuno potrà dirci il contrario. Per noi l’esperienza migliore è servire il Signore!
‘Da ora in poi nessuno mi dia molestia perché io porto nel mio corpo le stimmate di Gesù.’
I segni del servo di Cristo
1. Il segno di appartenenza
2. Il segno della libertà
3. Il segno del nome
4. Il segno della casa
5. Il segno del pane
Più i segni del servizio: ferite, cicatrici, fratture, frustate (2 Cor 11:23…)
Siamo servi: è un grande onore e onere. Ecco perché ci studiamo di essergli graditi e di piacergli in ogni cosa: camminiamo in modo da rallegrare il Suo cuore.
Ci aspettiamo il premio dalla sua mano: ‘come gli occhi dei servi…’
L’anticristo cercherà di mettere un marchio sulla fronte o sulla mano di tutti gli uomini.
Noi credenti, invece, vogliamo portare questo sigillo:
IL SIGNORE CONOSCE QUELLI CHE SONO SUOI!
Gissi, 14, 21, 28 Novembre 2013
Simone Caporaletti