La Bibbia, per l’azione dello Spirito Santo, rigenera il cuore, forma il carattere, educa ogni credente allo scopo di dargli un nuovo modo di pensare (1 Pietro 1:23; 2 Timoteo 3:16,17).
Gesù qui sembra chiedere: “che ne dici, che ne pensi? Secondo te come insegna la Scrittura?”
1. Considerazioni personali sulla conoscenza della Scrittura: cosa sta scritto? (Luca 10:26)
Investigare, indagare “dentro” la Scrittura per avere vita eterna (Giovanni 5:39), essa porta a conoscere Cristo (Giovanni 17:3). Conoscere una Parola che viene incisa nel cuore.
Non si tratta di una conoscenza sterile e astratta ma profonda, che trasforma, cambia il cuore, il modo di parlare e di vivere. L’esempio di Gesù conferma che tale conoscenza rende la nostra vita spirituale vittoriosa, infatti Egli si servì della Parola di Dio per vincere la tentazione (Matteo 4:1-10). Come una spada particolarmente affilata che possiamo stringere così forte da farla “rimanere attaccata alla mano”, vale a dire portarla sempre con noi (Ebrei 4:12; 2 Samuele 23:10).
2. Considerazioni personali sull’interpretazione della Scrittura: tu come leggi? (v.26)
La Scrittura è ispirata dallo Spirito Santo (2 Pietro 1:21): è senza errori.
La guida dello Spirito Santo è indispensabile nella sua interpretazione (Giovanni 16:13). Perché i Corinzi (e a volte anche noi) comprendono male alcune dottrine, comportamenti e modi di fare riportati nella Parola? Che cosa succede senza la guida dello Spirito Santo?
A volte non comprendiamo, altre volte comprendiamo male e altre volte ancora non vogliamo comprendere perché in noi prevale il desiderio di piegare la Scrittura a pensieri, passioni e preconcetti tipicamente umani. Tanti uomini, nel corso della storia, sostennero di avere il consenso della Bibbia sul proprio operato e, sotto la bandiera del motto “Dio è con noi”, vennero organizzate guerre, crociate e crimini di ogni genere. Si cerca così di inclinare il pensiero di Dio, espresso nella Sua Parola, al proprio pensiero (2 Pietro 3:16).
Invece, il desiderio del vero credente è quello di evitare falsificazioni e mistificazioni per continuare a nutrirsi del puro latte della Parola (2 Corinzi 2:17; 1 Pietro 2:1-2).
3. Considerazioni personali sull’insegnamento di Gesù: quale ti sembra essere stato il prossimo? (v.36)
Come comprendiamo, accettiamo e pratichiamo l’insegnamento di Gesù? A volte sembriamo d’accordo ma quando c’è da amare il nemico, perdonare chi ci ha fatto del male, aiutare una persona particolarmente scortese e scostante, soccorrere un ferito spiritualmente o perfino fisicamente… si presentano problemi, scuse e difficoltà.
Per il dottore della legge la lezione era capire chi è il prossimo, secondo la sua domanda specifica (v. 27-29). Egli interpretava correttamente il sentimento della legge, “ama”, ma ora si trovava di fronte alla Parola di Gesù che umiliava il suo orgoglio ebraico (Romani 2:17-25). Gesù annullava il suo senso di superiorità e la sua soddisfazione di appartenere alla classe dominante. Tale classe sociale non era disposta ad aiutare i non ebrei e i samaritani, mentre il samaritano della parabola aiutò l’ebreo ferito.
Il samaritano si ferma: tu ti saresti fermato? (Levitico 19:33, 34).
Il samaritano si muove a compassione: tu l’avresti fatto? (v. 33).
Il samaritano passò accanto (v. 33): Gesù ci passa accanto (Ezechiele 16:1-10). I religiosi passavano in quel punto ma andavano oltre l’uomo ferito.
Il samaritano si abbassa: tu avresti agito come lui? Consideriamo l’esempio di Gesù (2 Corinzi 8:9).
Il samaritano rialza quell’uomo ferito (v. 34).
Il samaritano lo cura (v.34).
Il samaritano paga per lui (v. 35): avresti pagato tu?
Come la mettiamo ora con il prossimo? Questo insegnante della Legge adesso doveva riguardare la sua vita pratica di ogni giorno perché Gesù insegnò che non basta la teoria (Matteo 6:5).
La domanda dell’uomo è: chi è il mio prossimo?
La domanda di Gesù è come se fosse: quale ti sembra il prossimo?
Dio ci benedica.