PAESTUM 2010. Convegno Pastorale Nazionale delle Chiese Cristiane Evangeliche Assemblee di Dio in Italia. Predicazione presentata dal fratello Bullock.
Come un’aquila che desta la sua nidiata, volteggia sopra i suoi piccini, spiega le sue ali, li prende e li porta sulle penne. Il Signore solo lo ha condotto… (Deuteronomio 32:11)
Questo passo ci parla della cura di Dio verso di noi, della Guida sicura nei confronti del popolo di Israele, ma anche la sua Signoria nella nostra vita. Mentre Egli ci guida, ha in mente la cosa principale per noi: la maturità che occorre raggiungere e sviluppare sempre di più, conservando lo scopo di diventare più simili a Gesù. Paolo, in Romani 8, ci dice che siamo stati predestinati ad essere conformi all’immagine del suo Figlio. In ogni sentiero che Egli traccia davanti a noi, in ogni particolare circostanza in cui ci fa trovare, quando traversiamo gioie o difficoltà, o nelle persone che ci fa incontrare, Dio ha uno scopo preciso: renderci simili al Suo Figliuolo Gesù Cristo.
Il cantico di Mosè ci presenta la Sua signoria e lo fa anche attraverso una bellissima immagine, quella dell’aquila. Non so di quale specifico tipo di aquila stia parlando il Signore, ma le aquile che ho visto sono volatili veramente maestosi.
In America vediamo un tipo di aquila che volteggia, ma se consideriamo le esperienze della nostra vita, possiamo scorgere una metafora interessante, il paragone con Dio stesso.
Il nido
Quando un’aquila incomincia la preparazione del nido per accogliere i suoi piccini, sceglie un posto molto elevato, in montagna, e lì prepara il suo nido. Naturalmente non si tratta di un piccolo nido perché l’aquila ritorna dal suo nido ogni anno; e sono stati scoperti alcuni nidi d’aquila larghi 6 metri, che pesavano circa 2 tonnellate. Nel tempo questi nidi si ingrandiscano sempre più.
L’aquila prende rami, fronde e con essi allarga il nido; sistema in basso delle foglie per accogliere i piccoli, che riposeranno su morbide pelli di animali, che rendono soffice il nido. Dal suo stesso manto, essa toglie delle soffici piume e copre la parte superiore e rende molto confortevole il luogo dove saranno posti i piccoli aquilotti.
Quando essi nascono sono comodi e riparati, a loro non manca nulla. Già, per la prima parte della loro vita non manca mai nulla ai piccoli appena nati. Essi stanno benissimo in un nido molto confortevole, godono la presenza e la protezione della madre, si sentono protetti dai pericoli che stanno nel mondo al di sotto, e ricevono tutto quello che vogliono: calore, conforto, ‘comunione’. Gli aquilotti si trovano in un nido elevato dove l’aria è frizzante e asciutta. Che bella vita stanno trascorrendo!
Il nido si sfascia
Ma un giorno l’aquila fa qualcosa che ci appare strana: comincia ad appollaiarsi sul ciglio del nido con i suoi artigli e incomincia a togliere le parti morbide e soffici dove si erano accomodati gli aquilotti. Quegli aquilotti cominciano a chiedersi cosa sta succedendo; ad essi non piace che il nido continua a diventare sempre più piccolo per il loro corpo che sta crescendo. Anzi, quel nido diventa tutt’altro che confortevole, assolutamente scomodo.
Non è così anche quando il Signore ci vuole scuotere e risvegliare dal nostro nido? Proprio quando ci sentiamo tranquilli, arrivati, felici e pensiamo: “Signore, va bene così, non ho bisogno di crescere ulteriormente, sono felice così come sono, non mi buttare fuori dal mio nido confortevole”. Ma Egli, invece, viene a scuotere e a destare la nidiata, a chiederci di fare cose che non abbiamo mai fatto prima, farci andare in posti dove non siamo mai stati prima: praticamente ci spinge fuori da quel luogo di conforto in cui ci trovavamo tanto bene. Parlando dal punto di vista spirituale, il Signore vuole sempre destare la Sua nidiata.
La cosa che amo più di ogni altra nelle comunità è quando arrivano dei nuovi convertiti perché sono vita nuova e fresca nella chiesa. Possa il Signore darci sempre un flusso nuovo di anime che portano nuovo vigore. Li vediamo che amano il Signore con tutto il cuore e ci ricordano tutte le liberazioni compiute dal Signore. Si trovano nel “viaggio di nozze spirituale” col Signore. Ma anche per i nuovi convertiti arriva un punto critico quando scoprono che Dio non esiste solo per loro, cioè solo per rispondere a tutti i loro bisogni e capricci. Allora il Signore va a destare la Sua nidiata e incomincia a dire di non rimanere sempre aquilotto, ma di crescere e li incoraggia a fare un passo successivo.
Naturalmente non fa questo perché non li ama più, anzi lo fa proprio perché li ama. Ricordiamoci sempre che il Signore ci vuole far crescere per assomigliare sempre più a Gesù ed Egli per questo non permette che rimaniamo laddove siamo arrivati.
Non ho ancora incontrato qualcuno che assomiglia esattamente a Gesù e questo significa che abbiamo sempre spazio per crescere, ecco perché il Signore ci fa pressione, c’è qualcosa di più che possiamo realizzare. Ecco perché il Signore vuole che assomigliamo a Gesù. Talvolta parliamo di destare la nidiata quando siamo sollecitati a fare degli spostamenti geografici: forse pensiamo che dobbiamo cambiare chiesa, perché pensiamo che questo vuole il Signore per noi. Ma spesse volte non è questo, Egli in qualche modo ci rende scomodi nel nostro conforto perché vuole sollecitarci a dei cambiamenti interiori, dentro di noi.
Ho avuto un giovane davvero prezioso che ha servito il Signore come responsabile, aveva un bellissimo ministerio per i giovani, aveva un cuore grande per il Signore ed è stato con noi in chiesa per circa 2 anni. Un giorno mi disse: “fratello pastore credo che il Signore mi stia destando per fare dei cambiamenti, andare altrove.” Io gli dissi: “per quanto tempo hai servito il Signore come responsabile dei giovani per la prima volta?” Mi disse: “2 anni”, “Per quanto tempo sei stato a fare il responsabile dei giovani prima di venire in chiesa da noi?” E lui: “circa 2 anni.” “E quanto tempo hai trascorso con noi?” “2 anni”. “Voglio dirti una cosa: Tu fai tutto quello che sai fare in 2 anni e nei 2 anni successivi; tu puoi andare da qualche altra parte e fare quello che hai fatto nei precedenti 2 anni per i seguenti 2 anni, oppure stare qui e crescere. Permetti al Signore che espanda il tuo ministerio, permetti a Lui che ti guidi in aree del ministerio in cui non hai potuto servirLo prima.” Egli mi diede retta e rimase li, il Signore l’ha benedetto e ha benedetto il suo ministerio.
Ricordiamoci sempre che il Signore vuole renderci come Gesù, non vuole che rimaniamo gli stessi. Ricordiamoci che non c’è crescita senza cambiamento, quanti di noi amano cambiare? Sinceramente non ci piace che qualcuno venga a scuotere il nostro nido, ci piace piuttosto che le cose rimangano come stanno, tranquille. Ma il Signore non è per niente soddisfatto in questo, Egli vuole che noi cresciamo, questo significa cambiamento: non c’è crescita senza cambiamento e non c’è cambiamento senza dolore. Ecco perché noi resistiamo al cambiamento, perché sappiamo come va a finire. Il cambiamento talvolta può essere doloroso, la verità è questa: molti di noi non sono disposti a cambiare fino a quando il dolore, che si produce dal rimanere come siamo non è più grande di quello che comporta un cambiamento.
Ho avuto una coppia di credenti che sono venuti da me per chiedere consiglio, avevano problemi nel loro matrimonio, la moglie era desiderosa di cercare consiglio più dell’uomo, che talvolta rifiutava di venire. Ma scoppia la crisi e lei minaccia di lasciarlo o forse lo lascia davvero. Chi è che mi telefona a quel punto? Lui scopre di aver bisogno di consigli! Il dolore di rimanere in quello stesso punto è superiore al dolore che si produce nel cambiamento. Così anche l’uomo è disposto immediatamente a cambiare affrontando il dolore che questo cambiamento comporta.
Non c’è crescita senza cambiamento, non c’è cambiamento senza dolore e non c’è maturità senza crescita. Se vogliamo crescere nel Signore abbiamo bisogno di sperimentare sia il cambiamento sia il dolore che esso comporta. Se il risultato ci porta ad assomigliare a Gesù, allora siamo ben disposti a pagare il prezzo che questo comporta.
Credo che in questi ultimi giorni il Signore stia scuotendo e ridestando la nidiata della Sua chiesa. Forse troppi di noi si sono adagiati nei propri conforti per troppo tempo. Ovviamente non sto parlando solo della chiesa in Italia ma della chiesa in generale. Possiamo sentirci molto soddisfatti del nostro “status quo”; talvolta noi resistiamo attivamente a ogni cambiamento che vediamo all’orizzonte ma dobbiamo confidare in questo: Dio ha molte cose in mente, più di farci rimanere nella chiesa o nella situazione nella quale ci troviamo… e sentirci nella nostra chiesa, nei nostri conforti, con dei bei culti molto confortevoli, con i pastori molto confortevoli, ma il Signore vuole destare la Sua nidiata per farci uscire da quel nido, vuole tirarci fuori dalle nostre zone di conforto per raggiungere le persone che hanno un bisogno disperato di udire l’Evangelo, Egli vuole sfidarci ad essere più di quello che siamo, vuole che facciamo il prossimo passo per assomigliare sempre più a Gesù.
Egli non fa questo perché non ci ama ma proprio perché ci ama Egli ci scuote. Quando permettiamo al Signore di usare i cambiamenti della chiesa e quelli personali per farci assomigliare di più a Cristo, allora diventiamo maturi in Lui. Questo può indurci ad avere un sentimento di paura in certe circostanze fino a quando non riconosciamo che è proprio la mano di Dio a condurre le cose. Egli ci conforta e ci copre con la Sua ombra affinché possa adempiere il Suo piano in noi.
Fuori dal nido
A volta vediamo l’aquila volteggiare nell’aria e poi va a toccare con le sue ali quel nido che aveva costruito con tanta cura. Io non so come fanno a parlare tra di loro le aquile ma con il “linguaggio di aquile”, l’aquila madre parla con gli aquilotti: “coraggio, venite fuori da questo nido”. Gli aquilotti sono già infastiditi per ciò che stava già succedendo nel nido e ora sembrano dire: “guarda la mamma come ci ha rovinato il nido.” Cominciano a chiedersi se è il caso di avere ancora fiducia in quella madre. Ma l’aquila continua a muovere, pungere e stimolare quella nidiata. Diventa sempre più scomodo stare in quel nido.
Allora gli aquilotti, sollecitati in quel modo, salgono pian piano sulle ali dell’aquila madre che spicca il volo nella sua potenza e maestà, con quegli aquilotti aggrappati con le unghie sulle ali della madre… essi guardano di sotto e pensano: “che idea che ha avuto mamma aquila oggi! Che rocce, lì sotto!” Non avevano mai scoperto la mamma in quel modo, e non avevano mai vista una madre così! Scoprono la mamma maestosa e potente che incomincia a salire e si fa sollevare volteggiando fra le correnti d’aria. Praticamente, gli aquilotti si guardano intorno e scoprono nuovi orizzonti, nuove altezze e nuove dimensioni che prima non conoscevano. Quando tornano nel nido lo trovano piccolo e scomodo: la prossima volta, quando la mamma arriverà con le ali pronte, per invitarli ad un altro giro, non esiteranno più.
Difatti il nostro testo ci dice che l’aquila li prende e li porta sulle sue penne. Ovviamente è un’illustrazione usata per parlarci di come Dio fa con noi, ci eleva. Ci sono momenti nella nostra vita in cui i punti di sostegno visibili non sono altro che le ali della nostra Aquila. A volte dobbiamo sentire le braccia del Signore sotto di noi che ci sostengono (per usare un’altra metafora biblica), come Pietro dobbiamo uscire dalla barca e l’unica sicurezza per noi in tale situazione è la Parola di Dio che ci dice di andare a Gesù. Ogni cristiano che affronta situazioni nuove si sente perso perché sembra che Dio non lo aiuti. La stessa cosa avviene nel suo insieme per la chiesa e questa è una parte importante che rientra nell’esperienza di ogni chiesa. Questo implica un camminare per fede: noi saliamo su quelle ali e il Signore, ci chiama come chiesa e come individui ad appoggiarci e a fidarci totalmente di Lui, sapendo che il Signore è sempre lì presente per sostenerci.
Quando affrontiamo situazioni che ci sentiamo all’altezza di affrontare e risolvere da soli, sfide che soltanto il nostro ingegno umano ci permette di superare, non abbiamo bisogno di Dio, nemmeno delle preghiere, non abbiamo bisogno di fede. Ma il Signore ci dice, come fece con Pietro, di uscire dalla barca poggiandoci sulla sicurezza che ci dà la Sua divina Parola. I sogni che Iddio ha per noi sono sempre più grandi dei nostri; se il sogno che Dio ha per te è qualcosa che tu sei in grado di fare, allora non è il sogno di Dio ma è il tuo sogno. Il Signore vuole sempre sollecitare la nostra fede, Egli ci vuole spingere oltre le nostre limitazioni, ci sta chiedendo di fare l’impossibile: noi possiamo farlo solo per la potenza dello Spirito Santo.
Egli non ci ha sostenuto e portato sulle Sue ali soltanto per poi farci cadere e abbandonarci, Egli lo fa per onorare la nostra fede e fiducia in Lui. Quando facciamo un viaggio sulle ali del Signore voliamo alti con Lui in nuove dimensioni di fede: Lo scopriamo come non l’avevamo mai conosciuto prima, noi sperimentiamo l’opera del Signore come non l’avevamo mai sperimentata prima, scopriamo che Dio è molto più grande di quello che noi abbiamo finora pensato. Se, però, veniamo meno nell’appoggiarci su di Lui, allora non ci eleveremo insieme a Lui per volare in alto sulle Sue penne.
Nel momento in cui abbiamo imparato la lezione di: poggiarci sulle ali del Signore e di uscire dalla nostra barca per camminare per fede verso Gesù, quando ritorniamo sulla nostra vita di prima scopriremo che per noi quella è nulla. Non ci piace forse camminare per fede con Gesù?
Imparare a volare
E poi senza alcun preventivo avvertimento, l’aquila passa a un’altra fase. Gli aquilotti stanno viaggiando comodamente sulle sue ali, volano alti si godono il panorama. Ma all’improvviso, l’aquila scuote le ali e lascia cadere giù gli aquilotti. Proviamo a immaginare questa “pallina di piume” che rotola nell’aria scompostamente, cercando con gli artigli di aggrapparsi da qualche parte, abbozzando qualche colpo d’ala.
Certo l’aquilotto guarda sotto e di nuovo può pensare: “un’altra cattiva idea di mamma aquila”. Le correnti, i venti, vengono su veloci e con precisione assoluta, allora, mentre ormai pensano di sfracellarsi sulle rocce, arriva l’aquila che sfrutta quelle correnti e li prende di nuovo sulle ali… li riprende con cura sopra le proprie ali proprio nell’ultimo momento! E poi risalgono di nuovo. Appena sono di nuovo molto in alto l’aquila ricomincia da capo, li lascia cadere ancora… e proprio quando l’aquilotto inizia a pensar male: “non è proprio il caso di avere fiducia in una mamma così!”…proprio allora, mentre cadono, nell’aria, avviene qualcosa di meraviglioso: l’aquilotto tira fuori le ali e si accorge che può muoverle.
Questi aquilotti scoprono che l’aria li sostiene e per la prima volta capiscono che significa volare, per la prima volta fanno ciò per cui sono stati creati. Nel loro piccolo cervello sorge un nuovo pensiero: “non dovevo dubitare di mamma aquila, questo è certamente quello che mi voleva insegnare! Non mi voleva uccidere! È bellissimo volare!” Vi prego di non fraintendermi: imparare a volare non significa non dipendere più dal Signore. Sapete, gli aquilotti in fin dei conti hanno la natura degli aquilotti, quella natura lo induce a volare. Essi non sono stati creati per stare in una gabbia, né per rimanere nel nido tutta la vita, ma per volare. Allo stesso modo Dio ci dice: “voi avete la Mia natura, incominciate a fare quello che faccio Io, ad agire come agisco Io, ad adempiere la vostra missione che poi è la Mia missione. Come Io ho mandato Gesù così ho mandato voi.”
Noi conosciamo i Suoi principi, abbiamo altresì la Sua natura, spiritualmente parlando Dio non ci ha creato per rimanere nel nido, né per stare in gabbia, ci ha creati per volare!
Un giorno ho predicato nel locale della Scuola Biblica del North West University (proprio dove ho preso la laurea) una predicazione agli studenti presenti che era intitolata: “Dio non è tua madre”… non è stato ben accettato. Avevo un argomento che volevo fare notare, non so se l’hanno colto. Ma io avevo l’ argomento! Ho avuto modo di pensarci bene e non so se è stato il mio messaggio migliore e forse non avrei dovuto predicarlo… insomma avevo tanti interrogativi (sicuramente voi pastore non vi siete mai sentiti così?!). Il mio tema era proprio questo: il Signore si aspetta che noi cresciamo nelle Sue vie. Quando viene alla luce un neonato, la madre si prende cura di tutto quello di cui ha bisogno: prende le decisioni al posto suo, sa cosa deve dargli da mangiare o come vestirlo. Non ci vuole troppo tempo, che poi lui deciderà da solo.
L’argomento che cercavo di esporre agli studenti era proprio questo: quando abbiamo incontrato Gesù ci sembra quasi che Dio faccia tutto per noi, ma poi Egli si aspetta che noi cresciamo. Mi sentivo un poco dispiaciuto per gli studenti: alcuni di loro erano lontani da casa per la prima volta, mangiavano del cibo nella caffetteria della scuola e sicuramente non era il cibo che la loro mamma preparava a casa, sentivano sicuramente la mancanza di quello che la mamma cucinava o faceva per loro. Ora, non avevano la loro mamma, avevano il Signore… e sono arrivato io a dir loro: “Guardate che Dio non è affatto vostra madre”.
Sapete, quando noi conosciamo davvero il Signore, noi assomigliamo sempre più a Gesù e diventiamo sempre più simili a Lui, allora cominciamo a camminare come Lui, a compiere quello che Egli faceva, perché Egli ha messo la Sua natura nel nostro cuore, siamo nuove creature. Egli ci ha provveduto la Sua divina Parola, i principi del Regno, ci dona il privilegio di avere una devozione personale, la preghiera e una comunione personale con Lui, allora cominciamo a fare quel che Gesù avrebbe fatto in quella circostanza, e a parlare come Gesù avrebbe parlato.
Io di sicuro non prego per andare in chiesa tutte le domeniche: “Signore fammi andare in chiesa”. Io vado in chiesa e mi sento male se non ci vado perché in me c’è il desiderio naturale di andare ad adorare il Signore. Noi nel compiere questo ci rendiamo conto che Egli ci fa sempre più assomigliare al Suo Figliuolo, Egli sta adempiendo il Suo piano per la nostra vita.
Passare sopra la tempesta
A proposito dell’aquila del nostro testo c’è un’ultima lezione che vorrei toccare insieme a voi. Sapete bene che le aquile hanno un dono meraviglioso, quello di una vista particolarmente acuta. L’aquila è in grado di vedere un tempesta quando è molto lontana. Quest’aquila aggiusta le proprie ali in direzione della tempesta che si sta approssimando; lo stesso vento che può dimostrarsi violento e turbolento a livello di superficie terrena è la stessa potenza che si produce nell’elevare quest’aquila. Questa è l’ultima lezione che quest’aquila insegna ai suoi aquilotti: come cavalcare una tempesta.
Talvolta dobbiamo ammettere che quando si sono verificate delle tempeste nella nostra vita ne siamo stati schiacciati e abbattuti, non ci siamo sicuramente innalzati. La vera maturità cristiana si verifica anche quando si impara a salire in alto e a governare le correnti della tempesta. Leggo e rifletto sulle pagine del Vangelo e mi trovo nei momenti della crocifissione di Gesù: da una parte vediamo tanta sofferenza e dolore e dall’altra la gioia e la vittoria. Quando leggo di questa prova affrontata da Gesù cerco sinceramente di immaginarmi al posto del Signore, cosa avrei fatto io?
Scorgere l’odio degli occhi delle persone e ascoltare la furia delle loro parole, la loro voglia di uccidere il Re della gloria: una scena che ci parla di caos assoluto, della totale perdita di controllo e l’unica Persona che lì ha il controllo della situazione è, paradossalmente, Gesù, che è lì, ferito e colpito, perde il Suo sangue, ma è lì! Egli non è soltanto il Re dei Giudei ma è anche il Re dei re e il Signore dei signori che sta trionfando! Prima di morire Egli dice: “Padre perdona loro”. Se vogliamo comprendere bene l’esempio lasciato da Gesù, crediamo che Egli governava quella situazione, sfruttava quelle correnti d’aria negative, per elevarsi al di sopra di ogni cosa. Consideriamo Gesù!
Circa otto anni fa mia moglie passò i controlli medici che faceva regolarmente; tutto sembrava andare per il verso giusto fino a quando fu richiamata dall’ospedale per fare ulteriori controlli, i quali rivelarono che aveva un tumore. Mio figlio disse: “perché doveva accadere proprio a mamma una cosa del genere?” E noi gli dicemmo: “perché no?” Cercammo di spiegargli che la vita colpiva anche i credenti, la pioggia bagna giusti e ingiusti, anche i credenti attraversano le difficoltà, la Scrittura ci parla in molte maniere di come affrontare le prove della vita.
Gesù stesso ha detto: “nel mondo avrete tribolazione”, ma allo stesso modo disse anche: “fatevi animo perché Io ho vinto il mondo”; perciò noi credenti non siamo esenti dalle prove e dalle difficoltà della vita. Il Signore ha aiutato mia moglie July ad attraversare diversi interventi chirurgici, ma il miracolo più grande che è avvenuto è che il Signore le tolse subito ogni paura. Mia moglie affrontò quelle prove di carattere fisico con l’aiuto e con la pace del Signore. È stato difficile? Sicuramente lo è stato. È stato doloroso? Sicuramente! È stato un momento duro e lungo? Certamente!. Ma se Gesù è con noi possiamo elevarci, fratelli. Non importa la tempesta che affrontiamo! Grazie a Dio, per la Sua grazia, mia moglie in questa tempesta ne è uscita vittoriosa perché non ha più alcun segno di questo male.
Io non so quello che voi state affrontando nella vostra vita personale, quale tempesta stai affrontando nella tua comunità, tu puoi imparare a volare alto, puoi camminare per fede e fare come Gesù, perché Egli ti vuole rendere sempre più simile a Lui!