Pari alle aquile – Isaia 40:28-31

Isaia 40:28-31

A volte abbiamo considerato l’aquila come una figura di Dio Padre, incoraggiati da alcuni versetti molto belli: pari all’aquila che desta la sua nidiata, si libra a volo sopra i suoi piccini, spiega le sue ali, li prende e li porta sulle penne, l’Eterno solo l’ha condotto (Esodo 19:4; Deuteronomio 32:11,12) e dobbiamo comprendere che Dio ha tanta sapienza da usare esempi comuni per illustrare grandi insegnamenti spirituali.

Egli ne parlò a Giobbe per insegnargli a volare più basso e non parlare in modo improprio e superbo: è forse al tuo comando che l’aquila si leva in alto? (Giobbe 39:27)

Egli diede sapienza a Salomone, che era più savio d’ogni altro uomo, per parlare pure degli animali, degli uccelli, dei rettili, dei pesci (I Re 4:31…).

Anche Gesù ricordò che potevamo prendere delle lezioni guardando gli uccelli del cielo e noi vogliamo fare così per imparare a confidare nel Signore, acquistare nuove forze, alzarci in volo come aquile.

I. l’aquila vola da sola

1. Quando consideriamo l’aquila come figura di Dio sembra che ad un certo punto, tuttavia, ci dobbiamo fermare, perché essa era secondo la Legge un animale impuro, non buono (Levitico 11:13); così la figura cambia e l’aquila diviene una figura del credente. Infatti, anche noi eravamo impuri, ma abbiamo creduto in Gesù, che si è dato per noi sulla croce, si è sacrificato per i nostri peccati, egli giusto per noi ingiusti, puro d’ogni colpa, offerto in sacrificio per noi! Prima impuri, ora siamo stati purificati nel sangue di Gesù, agnello senza difetto né macchia, riscattati con il suo prezioso sangue; purificati nel cuore mediante la fede in Gesù (Ebrei 9:14; I Pie. 1:18,19).

Quando abbiamo visto per fede la purezza e santità di Dio, come il profeta Isaia, anche noi abbiamo esclamato: povero me uomo dalle labbra impure! Tutta la mia giustizia è come un abito sporco davanti a Dio, misero me, chi mi libererà? Ma dall’altare celeste si stacca un carbone, che mi porta il calore dell’amore di Cristo, e viene per la mia purificazione. Grazie a Dio la purificazione dei peccati non viene da nessun uomo, né dalla religione degli uomini, ma direttamente da Dio, dal cielo, da Gesù mandato per mondare la mia lebbra ed espiare i miei peccati (Isaia 6:2-8).

2. Il credente che si alza a volo come aquila e acquista nuove forze ci parla almeno di due cose importanti:

a.    La vita cristiana comincia e va avanti personalmente. Le aquile non formano degli stormi, non volano in formazione, ma da sole. Anche noi dobbiamo accettare il Signore da soli, personalmente. La salvezza è individuale, si entra per la porta stretta ad uno ad uno, quando si riceve l’amore di Dio e si crede nel sacrificio di Cristo.

Costituiscono un’eccezione quel gruppo di aquile che in Alaska, per sopravvivere, si sono inserite in un ambiente comunitario, in un paese, in mezzo alla gente. Potremmo addirittura associarle ai credenti mondani che si conformano alle usanze di questo mondo e ne assumono i costumi, per non vivere una vita di personale comunione con Dio nel rispetto della sua Parola (II Re 17:28-34).

b.    La vita cristiana deve crescere. L’aquila non è come un elicottero, non si ferma nell’aria, ma si alza a volo; l’aereo in partenza non può rimanere sospeso a mezz’aria o va avanti o precipita.

Non basta conoscere i mezzi per la crescita, bisogna crescere!

Non basta avere i mezzi per crescere, bisogna crescere!

Non basta vedere gente che cresce attorno a noi, bisogna crescere!

(Efesini 4:15; I Pietro 2:1-2, il latte della Parola, “Aquila” in Atti 18:25-26).

3. Da sola ubbidisce. Un animale ubbidisce ai suoi istinti, eppure una volta tutti i volatili ubbidirono a Dio per rifugiarsi nell’arca fabbricata da Noè e trovare salvezza (Genesi 7:8-9). Anche qui troviamo molte lezioni noi che abbiamo in Gesù risorto, vivente e onnipotente, la nostra attuale Arca di salvezza (I Pietro 3:20-22).

a.    Quando abbiamo creduto in Cristo siamo stati liberati dal diluvio del giudizio di Dio, l’ira giusta e santa non era più su noi, come meritavamo noi peccatori, ma Gesù ha pagato e ha preso su di sé la nostra condanna e l’ha espiata sulla croce (Giovanni 3:36; 5:24).

b.    In Cristo siamo al sicuro da ogni pericolo: possiamo spiccare il volo, liberi dal laccio, dalla rete dell’uccellatore; certo… egli ti libererà e sotto le sue ali troverai rifugio. Ma altresì, in Cristo non temiamo le frecce del nemico, teniamo lo scudo della fede e voliamo in alto (Salmo 91:3-4; Efesini 6:16).

c.     In Cristo, come aquile vinciamo anche i serpenti. Ecco la figura: come l’aquila con i suoi forti artigli cattura anche i serpenti, Gesù sulla croce ha sconfitto il serpente antico, Satana, il diavolo e ci ha dato potestà di camminare sopra la sua potenza. Un detto afferma che la morte del serpente assicura la vita dell’aquila, e così è per noi, la sconfitta di satana assicura la nostra vita spirituale e  questo è avvenuto al Calvario (Ebrei 2:14; Luca 10:19; Romani 16:20). Attenzione tuttavia, a non sottovalutare il serpente che afferrato dall’aquila, durante il volo può rivoltarsi contro e anche ferirla al “calcagno”. La protezione deve venire dal Signore, non possiamo fidarci di noi stessi, ma occorre imparare a mettere i piedi dove ci dice il Signore, cioè a dipendere da lui ogni giorno (Apoc. 12:13,14).

II. l’aquila vola nell’aria

1. L’aquila che si libra nell’aria sembra non fare alcuno sforzo, tutto è naturale e armonioso. Così noi credenti troviamo la nostra forza in Colui che infonde la sua forza in noi, Egli non si affatica e non si stanca, non dorme e non sonnecchia. Quando ti sembra di non farcela e le forze vengono meno, ecco che per fede, riprendi vitalità, perché quelli che sperano nell’Eterno acquistan nuove forze, s’alzano a volo come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano (vv. 28-31; Filippesi 4:13; II Cor. 6:9; Efesini 6:13).

2. Se si deve parlare di leggerezza e rapidità, viene spontaneo l’esempio dell’aquila (Giobbe 9:26; Lamentazioni 4:19). Così il credente può avanzare nelle vie di Dio, correre veloce per annunciare la Buona Novella dell’Evangelo di Cristo (Isaia 52:7). Il giogo di Cristo è leggero e consente un’avanzata rapida e piena di gioia, ma attenzione ai venti di dottrine strane che rallentano la nostra corsa e a volte possono distoglierci dal retto sentiero (Matteo 11:28-30; Ef. 4:13-14).

3. L’atmosfera ideale dell’aquila è l’aria. È meraviglioso e inspiegabile: la traccia, la via, il sentiero, il cammino dell’aquila nell’aria (Prov. 30:18,19). Quando Elia perde l’ambiente giusto, vale a dire il centro della volontà di Dio, si ritrova nel deserto e Dio gli chiede: che fai tu qui, Elia? Così anche noi se non manteniamo la nostra vita nell’atmosfera condizionata dalla preghiera, dalla Parola di Dio, nella stabilità della frequenza ai culti, in una testimonianza integra nel mondo, rischiamo di compromettere la nostra posizione spirituale (Atti 2:42; Luca 21:34).

Nell’aria… dove comandava il principe della potestà dell’aria, il diavolo, ma Gesù essendo stato innalzato tra cielo e terra, appunto nell’aria, lo ha scacciato dal suo trono di usurpatore, ne ha distrutto e annientato il potere (Giov. 12:31-33; Ebrei 2:14). Noi per fede vinciamo con Cristo.

Nell’aria Gesù ritornerà per ricondursi a tutti noi che l’aspettiamo, perché i morti in Cristo risusciteranno i primi, poi noi viventi che saremo rimasti, saremo mutati in un batter d’occhio al suon dell’ultima tromba, e incontreremo il Signore nell’aria e così saremo sempre con il Signore (I Tessalonicesi:4:13…).

4. L’aquila è silenziosa, fende l’aria (Geremia 48:40). Non fa chiasso, come l’aereo che decolla, ma è in alto, stabile, gode dei raggi del sole; non fa rumore come un albero che cade, ma è silente come una foresta che cresce. Così il credente maturo: non deve sempre ripartire, non è bambino, né cede, né crolla sotto il peso del peccato, ma è fedele, stabile, e la sua non è una testimonianza “clamorosa”, che fa rumore, ma silente, penetrante, potente (Efesini 4:31-32).

5. La bellezza dell’aquila ci parla di una testimonianza bella, pura, toccante, come l’alba, come la luna, pura come il sole, forte come un esercito a bandiere spiegate; guardiamo, ad esempio, le sue grandi ali (Ezech. 17:7; Cantico 6:10). Da dove trae la sua luce? Come l’aquila è vicina al sole, così noi ci lasciamo illuminare dal Sole della giustizia, cioè Cristo. L’aquila è l’unico animale che può fissare il sole senza problemi, anche tutti i credenti nati di nuovo, sono gli unici che possono riguardare a Gesù per fede durante il cammino terreno (Ebrei 12:1-2; II Cor. 3:18).

Guardi la sua bellezza e ne resti affascinato, si libra a volo, il suo volo sembra una poesia. Così anche il credente che risplende, per integrità e buone opere, in questo mondo di tenebre.

Ma attenzione alla sua veste: che è come quella di una grande aquila, dalle ampie ali, dalle lunghe penne, coperta di piume di svariati colori… bella come quella di Giuseppe, fatta da suo padre Giacobbe; una testimonianza netta, pulita (Ezech. 17:3); la sua eleganza ci parla di un portamento e di una dignità regali, quel che l’uomo è per la terra, il bue per gli animali domestici, il leoni per gli animali selvatici, l’aquila lo è per i cieli (Ezechiele 1:10).

L’ampiezza del suo volo, inoltre, che può superare ogni confine ci parla dell’estensione della testimonianza del credente che può arrivare fino alle estremità della terra (Atti 1:8).

III. l’aquila vola in alto

Non siamo gente desiderosa di ritirarci in qualche luogo solitario, su una montagna, non occorre, ma da un punto di vista morale possiamo volare in alto, come l’aquila (Giobbe 39:27). Conservando la metafora, il comando di Dio ci fa volare in alto, la sua Parola ci eleva, non ci fa confondere con la bassa morale che vige in questo mondo corrotto, ci emancipa, ci educa, forma il nostro carattere, ci libera da dannose inclinazioni e passioni, per comportarci in modo degno dell’Evangelo e giungere a maturità cristiana prima, e alla statura perfetta di Cristo poi (Esodo 6:6-8; II Timoteo 3:16,17; Filippesi 1:27; Efesini 4:13).

1. L’aquila è una regina. L’aquila ci parla di regalità, perché è il volatile più imponente e dal volo regale; i nomi stessi con cui sono indicate alcune specie lo fanno vedere: l’aquila reale è la più comune in Europa, mentre in Palestina la più comune è l’aquila imperiale.

La Chiesa di Cristo è designata come la sposa del Re dei re, in qualche modo prefigurata dall’aquila reale, con un aspetto regale, perché mentre un tempo non eravamo popolo, ora siamo una stirpe reale, sacerdoti e re, vestiti di vesti regali dateci dalla grazia del nostro Re Gesù (I Pietro 2:9,10). Così fosti adorna d’oro e d’argento, e fosti vestita di lino fino, di seta e di ricami; e tu mangiasti fior di farina, miele e olio; diventasti sommamente bella, e giungesti fino a regnare. E la tua fama si sparse fra le nazioni, per la tua bellezza; poiché essa era perfetta, avendoti io coperta della mia magnificenza, dice il Signore, l’Eterno (Ezechiele 16:13,14).

Quando Davide deve parlare del re Saul e del principe Gionatan che erano morti, ricorre a figure regali fra gli animali e li definisce: più veloci delle aquile, più forti dei leoni (II Sam. 1:23).

Il suo aspetto regale si vede anche nel richiamo potente. Anche noi che abbiamo ricevuto una santa chiamata rivolgiamo un potente appello alle persone perché vengano a salvezza ai piedi di Cristo. Poiché il nostro Evangelo non vi è stato annunziato soltanto con parole, ma anche con potenza, con lo Spirito Santo e con gran pienezza di convinzione (I Tessalonicesi 1:5).

La regalità dell’aquila è espressa sia nelle figure del profeta Ezechiele (1:10), sia nel Libro dell’Apocalisse (Apoc. 4:7). Il Vangelo di Giovanni, alto e didattico, era rappresentato anticamente con pitture d’aquile. L’iconografia, poi, è piena d’aquile raffigurate in tutti i modi, nei mosaici, negli archi di trionfo, nelle cattedrali.

Nella mitologia greca, il volatile era ritenuto messaggero di Zeus che portava i suoi fulmini, ma noi per grazia siamo messaggeri di Cristo, l’unico vero Signore, invisibile e reale. In Medio Oriente, si pensava che l’aquila portasse le anime al cielo, quindi diveniva simbolo d’immortalità, perché congiungeva il cielo alla terra.

L’aspetto regale mostra l’aquila come animale coraggioso e vittorioso. L’aquila come simbolo di vittoria è emblema di Roma imperiale, di tanti Stati, di ordini militari, aeronautici, cavallereschi, di case reali, ecc… Qui possiamo fare due considerazioni.

La prima di carattere negativo: perché nella Bibbia essa è anche simbolo di orgoglio (Geremia 49:16), figura della superbia della religione (Ger. 51:53), dell’astrologia (Abdia 3,4); come l’orgoglio preda e devasta, così gli orgogliosi saranno depredati e devastati, perché la superbia conduce alla rovina (Ger. 49:20-22).

Invece l’aspetto positivo considera la maestà vittoriosa del nostro re Gesù. Quando la regina di Sceba incontrò Salomone, non poté trattenere l’ammirazione, mentre noi ammiriamo la saggezza, la grandezza del nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo (II Cron. 9:1-2); ella soffermò la sua attenzione sulla casa costruita da Salomone, noi sulla chiesa edificata da Cristo stesso; le vivande del re destarono la curiosità della regina, anche noi ammiriamo il cibo della Parola di Cristo che Egli ci pone davanti ogni giorno (II Cron. 9:3-5); la regina dichiarò beati i servi di Salomone, mentre noi siamo beati se seguiamo il nostro Re eterno, immutabile, fedele che è più di Salomone (7-8); tutto quel che la regina di Sceba vide di Salomone la condusse a benedire Dio, tutto ciò che vediamo delle perfezioni invisibili di Cristo ci conduce a dar gloria al Padre celeste che è benedetto in eterno (v.9)!

2. Il nido dell’aquila presenta numerosi insegnamenti per noi. Tra tutti gli animali, forse l’aquila è l’unico che rimane fedele al consorte per tutta la vita. Anche il credente ritiene l’unione coniugale santa e immacolata, in mezzo ad un mondo sporco e immorale (Filippesi 2:15; Ebrei 13:4).

Per quanto riguarda i piccoli, l’aquila soffre molto per avere le uova e poi incurante delle privazioni segue con attenzione i nuovi arrivati. Si rallegra al loro arrivo con versi particolari che sembrano grida di gioia. Anche nelle famiglie cristiane, i figli si ricevono come doni di Dio, non come ostacoli che impediscono alle giovani coppie di divertirsi e curare affari e carriera (Salmo 127:3-4).

L’aquila è delicata e non fa male alle uova e ai piccoli con il becco e con gli artigli. Anche noi trattiamo con cura i nuovi credenti, perché possano crescere nelle vie del Signore, sapendo che non si deve dar molestia a quelli che si convertono a Dio (Atti 15:19).

Ma torniamo al nido, che è preparato con cura, in alto, perché l’aquila, come il credente, bada con attenzione alla sua famiglia (Efesini 5:33-6:4). Ella protegge il nido da animali, intemperie, pericoli particolari, entrambi i genitori vegliano sui piccoli. Ella è particolarmente gelosa nella difesa del nido, anche noi ci sforziamo di avere famiglie ben protette e seguite e i figli che crescano in sottomissione e riverenza (I Timoteo 3:4).

L’aquila cura i piccoli, provvede loro il cibo, insegna a mangiare (Osea 11:3-4; Salmo 81:10), a volare, a catturare le prede e con questo scopo ad un certo punto li spinge fuori del nido (Isaia 63:7-10). Similmente, Dio spinse il suo popolo fuori dell’Egitto e spinge noi a vivere per fede.

3. L’aquila è famosa per il suo ingegno nel cacciare. Innanzi tutto è forte, ha la vista acuta, da lontano guarda la preda, i suoi occhi miran lontano (Giobbe 39:29), anche noi dobbiamo imparare a guadagnare anime a Cristo, a guardare le necessità spirituali della gente attorno a noi, a sentire il grido “passa e soccorrici”, a “catturare” con la rete dell’amore di Cristo, coloro che erano stati catturati dal laccio del diavolo (II Timoteo 2:25,26).

Ella è rapace, perciò sviluppa un forte senso di padronanza sul suo territorio, anche noi dobbiamo estendere il nostro raggio d’azione ed evangelizzare ovunque fino alle estremità della terra (Atti 1:8). L’aquila non perde tempo, non si trastulla in cose da poco conto, anche noi dobbiamo recuperare il tempo e approfittare delle occasioni per evangelizzare (Abacuc 1:8). I nuovi credenti imparano subito a testimoniare della grazia di Dio, come l’aquilotto, tra le prime cose, impara ad afferrare con gli artigli (Colossesi 4:5).

Nella caccia, l’aquila non perde la sua dignità. Si lancia dall’alto, ma non per cadere nel fango, o per rimanere a terra. Anche noi non torniamo al peccato, ad una vita bassa moralmente e non dimentichiamo che il Signore ci ha portati in alto (II Pietro 2:20,21).

4. Aspetto negativo. Ma vi è anche un brutto aspetto nella metafora dell’aquila. Come ogni altro animale, l’aquila caccia per uccidere; se prendiamo ad esempio l’aquila di mare, cerca di uccidere i pesci (Deut. 14:12), noi, invece, siamo pescatori di uomini, per condurre alla vita, che è Cristo. L’aquila è avida di strappare una preda al suolo per portarla nel suo nido, noi desideriamo strappare anime perdute dal mondo, dal male, dal peccato, dal fuoco eterno, per poterli invitare a venire con noi in cielo (Giuda 22,23). L’aquila si dirige dove sono le carcasse (Matteo 24:28), noi ci dirigiamo dove c’è da portare l’Evangelo della vita a quanti sono morti nel peccato.

Il credente è l’aquila che vola verso il cielo (Proverbi 23:5), va verso l’alto, afferra la vittoria che Gesù ha riportato morendo sulla croce, per portarci nel cielo.

5. Ringiovanire, acquistare nuove forze. Come l’aquila è esempio di longevità, così il credente nato di nuovo può affermare che il Signore mi fa ringiovanire come l’aquila (Salmo 103:5).

L’aquila è l’animale che riesce a vivere a lungo tra quelli della sua specie, ma verso i 40 anni, scopre che le sue unghie sono diventate fragili e ha difficoltà a prendere le prede. Il becco con il tempo si è sempre più inclinato, le piume rendono pesante il volo. Occorre ringiovanire, prendere nuove forze, altrimenti si rischia seriamente, per la sua vita e quella dei suoi familiari. Non è così anche nella nostra vita spirituale? Ogni tanto occorre fermarsi e valutare le nostre forze, capacità, il volo della fede è agile o debole e pesante? Il processo di rinnovamento dell’aquila dura poco meno di 6 mesi. Ella si fa un nido più in alto, al sicuro, in disparte, perché sa che non potrà volare per qualche tempo. Rompe il suo vecchio becco colpendo con forza la roccia, finché esso cade completamente. Aspetta poi che ricresca il nuovo becco, perché servirà per rinnovare le vecchie unghie, le quali serviranno per togliere le vecchie piume (Michea 1:16 Diodati) . Il tempo di ricrescere e rinvigorire ed eccola ringiovanita. Venitevene ora in disparte e riposatevi un po’… a volte, anche noi discepoli abbiamo bisogno di ringiovanire come l’aquila e di acquistare nuove forze per avere lunga vita spirituale.

Nel cammino terreno, Il Signore ci dona nuove forze e un giorno, ci rinnova e ci santifica, ma richiede il nostro impegno e la nostra collaborazione.

La nostra direzione è la stessa dell’aquila, aspettiamo il nostro Salvatore che apparirà per noi nell’aria e così saremo sempre con il Signore. (Atti 1:11; Filippesi 3:20; II Tessalonicesi 4:16,17)

Simone Caporaletti

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